“BENI PUBBLICI e COMUNI” Occorre una legge che li governi!

Azione Civile, il movimento nato per la difesa dei valori della Carta del 1948, apprende con preoccupazione la notizia del via libera, da parte della Corte dei Conti, del decreto che darà il via a nuove dismissioni di patrimonio pubblico per un 1,2 miliardi. Una nuova scure di svendite, saccheggi dissennati, di beni che appartengono a noi tutti, per far cassa, senza alcuna ricaduta per i cittadini. In presenza di un immenso patrimonio, unico al mondo, di beni ambientali, monumentali, archeologici, dagli anni ’90 ad oggi, tutti i governi, centrali e locali, di ogni colore ed orientamento politico, forti del vuoto legislativo, hanno depauperato il Paese, senza che i cittadini fossero neppure consapevoli dei loro diritti su quei beni. In assenza di qualsiasi visione del futuro, seguendo una logica emergenziale.

Il Codice Civile, riferimento normativo per alcune categorie di beni, del 1942, nella definizione del “demanio”, fa riferimento al Codice napoleonico, obsoleto, del 1804, chenon si coniugano con i valori della Costituzione. E’ nella fisiologia del sistema attuale la possibilità di disporre beni pubblici e comuni senza alcun limite, senza possibilità di opporsi. Qualsiasi bene può essere sdemanializzato per decreto ed essere messo sul mercato.

La china inizia negli anni ’90 con la privatizzazione, pezzo per pezzo, dell’IRI. La svendita dei gioielli di Stato allinea l’Italia al neoliberismo imperante in Europa e nel mondo. 

Un Paese democratico che abbia a cuore il futuro dei propri cittadini/e non conosce progresso senza una visione di futuro.

Nel 2007 la Commissione presieduta da Stefano Rodotà, che riuniva circa 40 giuristi, di orientamento trasversale, produsse un DDL con l’obiettivo di modernizzare il Codice Civile. Il testo, molto innovativo, ha il merito di avere delineato una nuova tassonomia dei beni ed apportato alcune novità assai significative: l’introduzione della categoria giuridica dei beni comuni collegati ai diritti della persona e non alla proprietà; l’interesse delle generazioni future; il principio di “giustiziabilità”, la possibilità che un/a cittadino/a agisca  individualmente per difendere un bene di appartenenza pubblica o comune.

Il testo, depositato in Parlamento nel 2010, non fu mai discusso, ma produsse diritto nel Paese e fu punto di riferimento per il Referendum acqua pubblica del 2011 ed una quantità immensa di delibere comunali per la gestione dei beni comuni.

Azione Civile, sostiene e partecipa alla raccolta firme sullo stesso testo sotto forma di Legge d’iniziativa popolare, del Comitato Rodotà, rilanciato da quegli stessi giuristi, senza il compianto Stefano.

Riconosciamo nel DDL Rodotà, un testo perfettibile, ma validissimo per aprire una discussione in Parlamento perché i beni che ci appartengono vengano governati da norme legislative condivise e sottratte all’ arbitrarietà del governo di turno.

Movimento Azione Civile con il suo Presidente Antonio Ingroia