Azione Civile sostiene il ritorno al Servizio Sanitario Nazionale

Azione Civile, movimento nato per la difesa dei valori della Costituzione del 1948 aderisce all’appello di Medicina Democratica per la nascita di un coordinamento che abbia come scopo la piena attuazione dell’art.32 della Carta. 

L’arrivo di uno sconosciuto virus covid19 con l’esplosione della pandemia, seminando morte e disperazione, ha messo a nudo tutte le falle della politica del profitto, del clientelismo quasi sempre accompagnate a pratiche corruttive e di evasione fiscale, che hanno portato, in Italia, al progressivo smantellamento della sanità pubblica, di quel SSN voluto da Tina Anselmi, nato nel 1978, che, accompagnato a nuova legislazione, diede impulso allo sviluppo sociale e civile del Paese. 

Da un solo SSN, si è passati alla sua parcellizzazione aprendo la strada a sistemi regionali in competizione tra loro che ha determinato migrazioni sanitarie di cittadini/e alla ricerca dei centri di eccellenza

Assistiamo, impreparati, alle macerie provocate dal capitalismo dei disastri che ha trasformato le USL in ASL con la L. 23 ott. ‘92, introducendo il profitto nella gestione della salute, trasformato gli ospedali in aziende ed il “paziente” in “cliente”. Ignorando che la “salute”, è un bene comune e che il SSN, istituito con D.Lgs 833/78 nasceva “per un’offerta di salute universale”. 

Lo smantellamento della SSN fu denominato “razionalizzazione”, la privatizzazione è avanzata progressivamente con l’uscita del pubblico dalla spesa sanitaria. Tutto a vantaggio delle assicurazioni e degli ospedali privati, che, in questa tragedia hanno dimostrato tutte le loro criticità. Oggi piangiamo decine di migliaia di morti, suicidi e morti tra medici ed infermieri. 

Assai pericoloso per lo sviluppo di un Paese democratico il processo di regionalizzazione di un settore chiave come la salute chiamato “Autonomie Differenziate”, portato aventi nonostante l’allarme lanciato dai più autorevoli accademici sul tema che l’hanno denominata “La secessione dei ricchi” in quanto furono proprio le regioni più ricche, il 28 febbraio 2018, a legislazione conclusa, a firmare l’accordo con il governo. Emilia Romagna, Veneto e Lombardia. 

La pluralità di interventi con approccio emergenziale e le disposizioni delle regioni che non si allineano alle decisioni centrali, le difformità di interpretazione, prese di posizione di governatori all’impronta del protagonismo, hanno disorientato i cittadini creando caos ed insicurezza. Esponendoli a subire procedure amministrative e pecuniarie. 

E’ in questo contesto che si torna a parlare di necessità di “un sistema pubblico, universale, partecipato e gratuito”, riaffermando che ci sono “beni” come la salute che non devono sottostare alla logica del profitto.

Saremo, quindi, a fianco di Medicina democratica per un Coordinamento Nazionale perché “la salute non è una merce, la sanità non è un’azienda”.

Azione Civile

L’appello di Medicina Democratica

https://www.medicinademocratica.org/wp/wp-content/uploads/2020/04/appello-alle-associazioni-def.pdf