Patrimonio culturale: Il silenzio della politica

Così come nella campagna elettorale del Marzo 2018 anche i temi importanti del famoso contratto di governo giallo-verde sul piano della cultura e del patrimonio storico sono rimasti del tutto insoddisfacenti e costretti a soccombere davanti ai più gettonati dibattiti centrati sull’immigrazione.

Anche nei nuovi punti programmatici dei Gruppi Parlamentari in atto in queste settimane,non c’è neanche una parola per i beni culturali. 

l’Italia è la nazione che ha il maggior numero di siti patrimonio dell’umanità riconosciuti dall’UNESCO (54 in totale). In tempi di crisi economica come quella che riversa nel nostro Paese, il buon senso dovrebbe spingere la politica a puntare tutto su ciò che abbiamo in abbondanza: i beni culturali.

Il nostro Paese vanta un immenso patrimonio culturale e ambientale, la numerosità dei siti, dei beni e delle tradizioni folkloristiche è tale che la loro tutela e gestione è spesso approssimativa o del tutto assente.

Nonostante questi aspetti negativi  il patrimonio storico e culturale del Bel Paese, anche nell’ultimo anno ha registrato un ulteriore aumento dell’affluenza turistica; un euro in cultura produce 1,8 euro di crescita in altri settori, allora perché non incentivare e investire risorse sul patrimonio culturale?

Secondo l’articolo 9 della Costituzione italiana, “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione” ma nel concreto i partiti che si sono succeduti negli anni hanno sempre avuto difficoltà nell’attuare la nostra amata Carta Costituzionale.

Azione Civile promuove i seguenti obiettivi:

  • Incrementare l’offerta culturale (promuovendo accordi con soggetti privati e pubblici per ampliare il patrimonio museale).
  • Migliorare la fruizione dei luoghi della cultura.
  • Legare il turismo alla cultura (come vettore di crescita incentivare e intrecciare la nascita e lo sviluppo delle imprese del settore turistico e della cultura).
  • Percorsi integrati per i turisti (creare percorsi integrati che agevolino i turisti tra i diversi siti culturali e ambientali e i servizi, soprattutto quelli ricettivi presenti sul territorio).
  • Messa in sicurezza dei monumenti (va rafforzata la normativa, anche attraverso un’accurata vigilanza, affinché l’ente pubblico proprietario del complesso monumentale non lasci in stato di abbandono o di degrado gli edifici, pretendendo la manutenzione ordinaria dei monumenti e della viabilità).
  • Implementare e gratificare gli impiegati nel settore (secondo i dati Eurostat l’Italia è al 19esimo posto su 28 per la percentuale di persone impegnate nei settori legati alla cultura).
  • Rifiutare qualsiasi logica e proposta di privatizzazione e trasformazione del nostro patrimonio culturale e dei nostri musei in “beni commerciali”. Un pericolo emerso diverse volte negli anni, ultime con la riforma dell’ex (e nuovo) ministro Franceschini e nell’ex ministro Bonisoli

Questi punti se attuati ripagano in benessere, sul piano culturale come su quello economico. Vanno superati gli ostacoli esistenti come quelli economici, organizzativi, professionali, infrastrutturali.

Molte realtà sopravvivono grazie al lavoro dei volontari che troviamo in quasi la metà degli istituti museali italiani. Molti di questi volontari sono giovani laureati nel settore dei beni culturali che in mancanza di opportunità lavorative prestano il proprio tempo in maniera gratuita.

L’Italia intera è un monumento culturale straordinario e unico nel suo genere. Non dimentichiamolo mai!

Azione Civile